Dai Keynote perfetti di Apple agli show distribuiti di sony: come sono cambiati gli eventi aziendali e cosa manca (secondo me)

Sono certo che vi ricordate il caro Steve Jobs che presentava il primo iphone nel 2007. Il keynote era una delle sue manie più grandi. Controllava tutto, da come si accendevano e spegnevano le luci a ogni piccola mossa dei partecipanti. Era come uno spettacolo di Eduardo De Filippo, ogni cosa si muoveva in quel modo perchè l’aveva fatto centinaia di volte nei giorni precedenti.

Vi ricordate com’è andata la presentazione dell’iphone? Perfetta. Tutto ha funzionato senza nessun problema. Ma sapete anche che in realtà il prototipo dell’iphone (presentato diversi mesi prima dell’uscita effettiva) non funzionava?

Le funzionalità fatte vedere dal vivo durante il keynote erano gli unici passaggi che l’iphone poteva fare senza bloccarsi. Ci sono voluti giorni per capire il giusto percorso e riproporlo alla perfezione senza far riavviare il dispositivo. E ovviamente tutto andò alla grande.

Ora non voglio ripercorrere tutta l’evoluzione e la storia degli eventi aziendali fino ad oggi ma vorrei solo descrivervi l’evento di sony andato live giovedì sera: una diretta streaming di un filmato preregistrato. Trailer e gameplay registrati messi uno in fila all’altro e un filmato che rivela il design della nuova consolle sony (ne ho parlato su linkedin, se volete opinioni rapide sulle cose che vedo in giro quello è un buon posto!). E l’evento è stato uno dei più riusciti dell’ultimo periodo.

Vi accorgete da soli del paradosso no? Nessun effetto demo, nessun “bello della diretta”, nessun rischio. Piattaforma esterna (Youtube), diverse live con lingue diverse (dalle quali si capiva anche l’importanza dei mercati, l’italiano non c’era per esempio).

Cosa ha definito quindi il successo di questo format all’apparenza così semplice?

La verità è che l’intrattenimento, l’animazione dell’evento, il reale ingaggio non l’ha fatto Sony. L’hanno fatto gli streamer e i suoi followers.

Come dicevo prima Sony ha scelto di fare l’evento lasciando semplicemente scorrere i video uno dopo l’altro senza nessun presentatore. Giusto un paio di clip parlate all’inizio e alla fine. Ma ovviamente, mettendo il flusso video live direttamente su youtube ogni streamer (per chi non li conosce, sono i ragazzi che giocano live su piattaforme video tipo youtube o twitch) sono riusciti a fare delle live commentando live quello che veniva visto. Milioni e milioni di spettatori che guardavano l’evento sparpagliati in mille canali diversi seguendo i videogiocatori che hanno come riferimento. L’apoteosi dell’ambassador e dell’influencer marketing.

Ovviamente questo fenomeno è cresciuto gradualmente, non è il primo evento a venire commentato in questo modo. Ma in questo momento sony ha proprio deciso di assecondare questo trend evitando addirittura di mettere un presentatore e lasciare che non ci sia nessun commento che disturbasse quello dei ragazzi appassionati, dando voce a loro e lasciando a loro il compito di ingaggiare il pubblico. Una sorta di evento decentralizzato in cui l’azienda non aveva l’obiettivo di fare numeri direttamente sulla live aziendale ma solo di metterla a dispozione come strumento agli altri.

Magari mi sbaglio ma secondo me l’intento era proprio questo. Ed è riuscito alla grande. Tutti concordano nel dire che l’evento è stato una bomba, compresa la concorrenza della Microsoft (non senza piccole stoccate da competizione ovviamente). E non c’erano interviste, effetti speciali, location spettacolari. Solo trailer.

Andiamo un pelino avanti però. Fino a qui la storia è positiva e sono solo cose belle. Ma i nodi vengono al pettine se pensiamo a tutto ciò che sta intorno ad un evento.

Per quanto riguarda i consumatori finali retail il COVID ha solo accelerato questo fenomeno che risolve comunque il problema di mantenere l’ingaggio elevato. Nessuna kermesse fisica ma pubblico molto grande se non addirittura superiore a scapito di un pelino di controllo in meno. Giornalisti e influencer partecipano all’evento come se fossero lì e mandano lo stesso il messaggio dell’azienda ai propri lettori/follower.

Cosa manca quindi? Le nuove occasioni di contatto.

Ora, sappiamo benissimo che per i professionisti i grandi eventi e le fiere sono molto di più che performance sul palco. Tutti andavano al keynote, all’E3 o Las Vegas per il CES. E ci vanno per incontrare persone, fare riunioni, trovare nuovi clienti/fornitori/partner. Gli eventi pre COVID erano sicuramente tutto questo e il digitale comunque non è riuscito a sostituire questo tipo di servizio.

Sicuramente abbiamo sdoganato le videocall per le riunioni tra fornitori e colleghi ma nulla ha sostituito l’aperitivo di networking, l’incontro tra potenziali partner, incontrare manager di aziende diverse per scambiarsi idee e opinioni. Anche nel mio campo c’è questa mancanza e difficilmente il digital potrà cambiare questo. Zoom delocalizza, decontestualizza ma ci lascia ancorati all’operatività. La fiera o l’evento aziendale ti porta lontano dall’ufficio e ti fa vivere una dimensione diversa dove le priorità sono altre e incontrare nuove persone per nuove opportunità viene prima che rispondere alle mail. E sei anche giustificato perchè stai comunque lavorando.

Nel mio campo poi tutto questo ha un peso ancora maggiore poichè gli eventi e i congressi sono un modo di intercettare il customer professionista, parte strategica delle attività annuali di una società. Ma questo è un altro discorso.

Una cosa è sicura, torneremo a incontrarci in fiera anche se ci vorrà del tempo e gli strumenti digitali ancora non hanno trovato una soluzione alternativa veramente valida per questo tipo di esigenza.

Faremo prima a cambiare gli eventi fisici e adattarci ai tempi post COVID o troveremo prima il modo di farli online?

E permettetemi un ultima suggestione: Sarà la realtà aumentata/virtuale quando diventerà di massa (costi accessibili, tecnologia matura) a darci questa possibilità?

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