Rito collettivo digitale come elemento fondamentale della strategia (ovvero dei Saldi Zara, Bonus Mobilità, PS5 e Mediaworld)

Se c’è una cosa che mi ha sempre affascinato del mondo digitale è il collegamento tra l’avanzamento tecnologico e il cambiamento culturale e sociale. Fin dalla “messa laica” nata dai Keynote di Steve Jobs (di cui ho già parlato) ogni era è stata caratterizzata da un cambiamento sociale reso possibile solo dall’innovazione combinata ad un certo contesto sociale.

Ne abbiamo parlato tantissimo, questo COVID ci ha cambiato profondamente a tal punto da considerare normali cose che fino a poco tempo fa erano assurde. Ieri vedevo su un canale youtube un’intervista multipla con gli attori di una famosa serie TV che rispondevano a delle domande, ovviamente da casa. Immagini non perfette, prese dalle webcam dei dispositivi con un audio diverso per ogni attore (dovuto alle differenze ambientali), che non sarebbero state mai accettate dal management di un famoso editore di serie TV (al pubblico chi può dirlo? Probabilmente ci sarebbero piaciute lo stesso!). Questo per dire che le cose stanno cambiando ben oltre quello che vediamo dai trend macroscopici.

Grafico Ecommerce rate

Oltre al solito utilizzo dell’e-commerce che ormai possiamo dare per scontato e in consolidamento nel triennio 2021-2023 (in cui come da grafico raggiungerà il 22% degli acquisti totali) possiamo già notare qualche tendenza di questo strano fenomeno che io chiamo “rito collettivo digitale”. Il famoso “clickday” che prima era riservato solo per le cose istituzionali (concorsi, rimborsi statali ecc) adesso si sta allargando anche nel campo del business privato.

CI sono poi alcune cose che hanno fatto scuola e il bonus mobilità è stato una delle prime occasioni in cui abbiamo potuto vedere la “fila digitale” davanti al sito in attesa di entrare. Concept ripetuto anche da Mediaworld per l’uscita della PS5 con lo stesso sistema che in entrambi i casi purtroppo non è stato molto efficace perché per il bonus mobilità c’era difficoltà ad autenticarsi e Mediaworld aveva comunque il sito che non andava benchè contingentato.

FIla digitale mediaworld

Cosa avrei fatto? Nel caso di Mediaworld dato che il sito non funzionava anche per le persone che non cercavano la ps5 (causando perdite di clienti che potevano benissimo comprare con le altre offerte) avrei fatto un sito satellite per le ps5, sempre con la fila magari con link inviato via SMS quando era il tuo turno invece di aspettare davanti il sito. Difficile? Se sai cosa succederà puoi prevederlo e agire per tempo.  

E qui arriviamo al punto. Non solo puoi prevedere una cosa ma puoi anche costruirla a tavolino a tuo vantaggio. I vari Prime day e black Friday di Amazon ce lo confermano (grazie direte voi, Amazon non andrà mai giù perché fa questo di mestiere con AWS) ma anche dal punto di vista sociale sono riusciti sicuramente a inventare questo rito collettivo digitale coinvolgendo influencer e progetti editoriali anche molto grandi che, in nome di una piccola percentuale e per offrire un servizio ai propri utenti, hanno girato un’infinita fonte di traffico e formato nelle persone l’idea di questo “evento”.

Anche Zara nel suo piccolo ci sta riuscendo, il brand Fast Fashion per eccellenza del colosso inditex, quest’anno è riuscita a creare una vera e propria attesa per i saldi sui loro canali digitali (con tanto di countdown!). Ho assistito personalmente al ritiro spirituale di un giorno della mia compagna per scegliere tutto ed essere pronti a fare click con il carrello pronto alle 21 sull’App e alle 22 sul sito. Me li immagino già i grafici dei download dell’App verso l’alto girare sulle email dei channel manager tutti soddisfatti (e hanno ragione!). Anche qui tantissime testate e piccole medie influencer hanno indicato i “pezzi migliori” o i “10 cappotti sotto i 60 euro” creando l’aspettativa che serviva per un picco di fatturato.

articolo zara saldi

Un vero e proprio rito collettivo digitale che nel suo piccolo sta nascendo ed è ancora lontano da venire nominato nei telegiornali ma che sono sicuro nei prossimi anni sarà sempre più conosciuto perché hanno fatto un buon lavoro alla fine (le spedizioni sono molto più lente del solito, segno che hanno pressione logistica da smaltire e tanti ordini da evadere).

Creare questo tipo di eventi collettivi che sono un misto di cose già note del marketing (disponibilità limitata, offerta imperdibile, uscite programmate, testimonial sono parole sentite moltissimo tempo fa ma sempre attuali) sta diventando sempre più importante non solo per mere questioni di fatturato ma anche per raccontare un brand oltre il suo prodotto, facendolo diventare iconico per il lancio commerciale in se (qualcuno ha detto scarpe di lidl?)

titolo articolo rovazzi lidl

Zara ha chiuso molti negozi fisici (sad story) e sta puntando molto sull’online e questo è il modo giusto di farlo così come sta facendo Amazon (quest’anno pure troppo, il mese del black Friday?) o anche Netflix, se vogliamo citare un’altra industry, con le uscite delle proprie serie TV.

Ovviamente se sei una grande multinazionale è facile avere i fondi per creare questo tipo di attività in un tempo relativamente breve ma la cosa più interessante è che puoi fare questo anche in piccolo (anche local nel tuo quartiere) creando ricorrenze che magari il primo periodo saranno seguite da una nicchia ma poi saranno sempre più famose.

Volete un esempio? Vicino casa mia c’è un posto tipicamente studentesco che molto tempo fa decise che il mercoledì era il giorno perfetto per dare la sera lo spritz a 2 euro. Folle dal punto di vista economico? Forse. Ma prima del covid tutto l’anno (anche con 5 gradi) era pieno di gente sulle sedie e nel parco intorno al chiosco con una fila degna dei migliori apple store.

È possibile anche se sei piccolo, bisogna solo avere l’idea giusta e perseverando i risultati nel tempo possono arrivare.

L’importante è dare agli utenti un’esperienza da raccontare (e raccontata da chi segue il tuo target), l’occasione da prendere al volo e una data precisa.

Whatsapp Payment, Sky wifi e Cyberpunk 2077: Quando il Time to Market è tutto

Spesso parliamo di Time to Market, della capacità di lanciare un prodotto nel tempo corretto e lo stato di avanzamento che dobbiamo raggiungere prima di considerare un lancio “Safe”.

In tutte le organizzazioni però ci si trova di fronte al mitico dilemma: devo dare priorità al contesto o al prodotto? E’ meglio lanciare quando il prodotto è perfetto o quando il contesto nel mercato è favorevole? E quando devo sbilanciarmi nel dare una data?

So come ci si sente in questi casi: che sia una data di lancio annunciata al proprio top management o direttamente al pubblico, non si riuscirà mai a resistere alla tentazione di dare il prima possibile la certezza dei tempi. Sia per compiacere i propri responsabili che per creare l’hype crescente nel proprio target di riferimento, dare l’illusione di una data certa quando ancora non sai se puoi mantenerla non è mai una buona idea e rischi di fare peggio rispetto all’essere prudente nelle dichiarazioni.

Prima di considerare il vostro time to market corretto e arrivare alla comunicazione della data di lancio quindi ci sono diverse cose da tener conto e valutazioni da fare. Avere la pretesa di elencarle tutte sarebbe da megalomani, sopratutto perchè ogni mercato ha le sue peculiarità, ne ho sperimentati già due in prima persona come manager e credetemi è veramente diverso per ogni industry.

Ho deciso quindi di portarvi tre esempi nei quali possiamo fare qualche considerazione su alcuni degli aspetti principali.

Whatsapp Payments: il regolatorio che ti frega

L’App di messaggistica di Facebook è nota sopratutto famosa per una cosa: non cambia mai. Lo sviluppo di nuove funzionalità è stato veramente lento anche in passato e il management del social dalla spunta verde è sempre stato molto cauto nel fare strappi e cambiamenti improvvisi.

Girl Typing Phone Message On Social Network At Night
La grafica di Whatsapp è rimasta quasi uguale a quella di tanti anni fa

L’App di messaggistica più famosa dalle nostre parti (tanto da essere assimilata a un’App di base del telefono per i meno attenti) deve essere monetizzata dal gruppo facebook ma ancora fatica, nonostante la parte business è stata già lanciata, a trovare il suo posto nel bilancio alla voce ricavi del gruppo.

Non molto tempo fa è stata annunciata la possibilità di fare pagamenti tramite l’App cominciando dal Brasile ma, neanche a farlo apposta, da poco tempo già si ha notizia del blocco da parte della banca centrale brasiliana di questo lancio. In questo caso la fretta di annunciare il lancio, magari per ragioni finanziarie e di posizionamento, è stata troppo improvvisa dato che le procedure del regolatorio non erano ancora concluse e la banca centrale si è presa la libertà di bloccare tutto fino a che non chiariscono come creare un ambiente di concorrenza di mercato adeguata.

Mai sbilanciarsi se non hai le carte e la normativa apposto. Anche se pensi che sia un proforma. Qui la notizia nel dettaglio.

Sky wifi: l’idea vincente dalla partnership complicata

Il colosso dell’intrattenimento via satellite nella country italiana ha già lanciato diverse iniziative molto interessanti e in linea con i tempi. Sky Q e l’abbonamento senza parabola sono ormai conosciutissimi e anche molto apprezzati dalla clientela italiana.

L’ultima mossa strategica di Sky

Qualche giorno fa è stato annunciato Sky wifi: il servizio di connessione fissa a banda larga sviluppato da Sky in collaborazione con Open Fiber. La mossa strategica è perfetta: in un mondo in cui le compagnie telefoniche cercano di offrire servizi di intrattenimento di dubbia utilità e appeal, Sky va al contrario e diversifica dando un servizio al massimo della qualità possibile con tecnologia mesh, apparati hardware gratuiti in comodato d’uso e un’offerta che nella versione base (la più indicata nei comuni appartamenti) è anche in linea con i prezzi della concorrenza dello stesso target medio-alto.

In questo caso la cosa problematica è la copertura del servizio. Un lancio così grande e importante non può essere fatto con sole 26 città disponibili. Direte voi che io sono solo invidioso dei Milanesi che hanno già disponibile il servizio. Sicuramente SI, ma la partnership con Open Fiber e delle problematiche che sta vivendo (non sto qui a dilungarmi su questioni politiche e industriali) può seriamente mettere in difficoltà un lancio che aveva tutte le carte in regola per essere veramente il top. Speriamo di essere smentito, ve lo farò sicuramente sapere quando proverò qui a Roma la connessione di Sky.

PS: magari è un mio parere personale, ma non è possibile vendere una connessione in banda larga e poi limitare il 4k ai soli possessori di parabola. Sicuramente è una limitazione tecnica ma va superata.

Cyberpunk 2077: quando la data non rispettata fa arrabbiare chi ti ha dato più fiducia

Per chi non lo conoscesse, Cyberpunk 2077 è un gioco action di CD projekt Red (una famosa casa di produzione videoludica) che è al centro di tante chiacchiere nella community di videogiocatori. Questo perchè per l’ennesima volta è stata aggiornata la data di uscita dopo averla comunicata per fare più ottimizzazione e bug fixing. Questa volta sembra essere la data definitiva (19 novembre 2020).

Devo dire che con queste premesse sono anche io impaziente di vederlo 🙂

Peccato però che nel frattempo le prevendite sono iniziate da moltissimo tempo (come ormai è solito fare in questo mercato) e sono state vendite per la generazione attuale di consolle (ps4/Xbox One) che è arrivata a fine vita. A fine anno infatti è da tempo attesa la vendita delle consolle di nuova generazione, PS5 e Xbox Series X.

Questo ha fatto si che i giocatori che hanno già comprato, sopratutto edizioni super platinum (le famose collector edition, con box enorme e tanti gadget) si ritrovassero con un gioco per la generazione vecchia. Questo tipo di giocatori oltre ad essere i più fedeli che ti hanno fiducia quando hai fatto l’annuncio lo scorso anno sono anche quelli (definiti enthusiast) che sicuramente si compreranno la nuova consolle e inizieranno già a giocarci facendo degli ovvi confronti.

La casa di produzione è dovuta correre ai ripari dichiarando che il gioco sarà reso gratuito sulle consolle di nuova generazione ai clienti che hanno acquistato le versioni precedenti. Un correre ai ripari che comunque crea qualche perdita poichè inevitabilmente le chiavi di gioco prodotte da un acquisto saranno due. Non è ancora ben chiaro come funzionerà ma di certo sarà una complicazione che potevano evitarsi.

Insomma quadro normativo perfetto, copertura del servizio e aggiornamento della piattaforma sono tre dei moltissimi parametri che devono mettervi in guarda quando lanciate i vostri servizi e valutate il vostro time to market.

Mi rendo conto che le cose non sempre vanno per il verso giusto e a volte è necessario dichiarare una data di lancio ufficiale internamente o esternamente all’azienda ma bisognerebbe cercare il più possibile di tenersi una finestra di incertezza che va rimpicciolendosi nel tempo quando alcune milestone di progetto vengono raggiunte.

Non è facile ma dobbiamo farlo. E non è tanto una questione di perfezione del prodotto da raggiungere (cercate la definizione di MVP, è utile partire anche con prodotti non assolutamente perfetti) ma alcuni tasselli che devono essere sempre presi in considerazione per evitare spiacevoli sorprese a lancio effettuato.

Dai Keynote perfetti di Apple agli show distribuiti di sony: come sono cambiati gli eventi aziendali e cosa manca (secondo me)

Sono certo che vi ricordate il caro Steve Jobs che presentava il primo iphone nel 2007. Il keynote era una delle sue manie più grandi. Controllava tutto, da come si accendevano e spegnevano le luci a ogni piccola mossa dei partecipanti. Era come uno spettacolo di Eduardo De Filippo, ogni cosa si muoveva in quel modo perchè l’aveva fatto centinaia di volte nei giorni precedenti.

Vi ricordate com’è andata la presentazione dell’iphone? Perfetta. Tutto ha funzionato senza nessun problema. Ma sapete anche che in realtà il prototipo dell’iphone (presentato diversi mesi prima dell’uscita effettiva) non funzionava?

Le funzionalità fatte vedere dal vivo durante il keynote erano gli unici passaggi che l’iphone poteva fare senza bloccarsi. Ci sono voluti giorni per capire il giusto percorso e riproporlo alla perfezione senza far riavviare il dispositivo. E ovviamente tutto andò alla grande.

Ora non voglio ripercorrere tutta l’evoluzione e la storia degli eventi aziendali fino ad oggi ma vorrei solo descrivervi l’evento di sony andato live giovedì sera: una diretta streaming di un filmato preregistrato. Trailer e gameplay registrati messi uno in fila all’altro e un filmato che rivela il design della nuova consolle sony (ne ho parlato su linkedin, se volete opinioni rapide sulle cose che vedo in giro quello è un buon posto!). E l’evento è stato uno dei più riusciti dell’ultimo periodo.

Vi accorgete da soli del paradosso no? Nessun effetto demo, nessun “bello della diretta”, nessun rischio. Piattaforma esterna (Youtube), diverse live con lingue diverse (dalle quali si capiva anche l’importanza dei mercati, l’italiano non c’era per esempio).

Cosa ha definito quindi il successo di questo format all’apparenza così semplice?

La verità è che l’intrattenimento, l’animazione dell’evento, il reale ingaggio non l’ha fatto Sony. L’hanno fatto gli streamer e i suoi followers.

Come dicevo prima Sony ha scelto di fare l’evento lasciando semplicemente scorrere i video uno dopo l’altro senza nessun presentatore. Giusto un paio di clip parlate all’inizio e alla fine. Ma ovviamente, mettendo il flusso video live direttamente su youtube ogni streamer (per chi non li conosce, sono i ragazzi che giocano live su piattaforme video tipo youtube o twitch) sono riusciti a fare delle live commentando live quello che veniva visto. Milioni e milioni di spettatori che guardavano l’evento sparpagliati in mille canali diversi seguendo i videogiocatori che hanno come riferimento. L’apoteosi dell’ambassador e dell’influencer marketing.

Ovviamente questo fenomeno è cresciuto gradualmente, non è il primo evento a venire commentato in questo modo. Ma in questo momento sony ha proprio deciso di assecondare questo trend evitando addirittura di mettere un presentatore e lasciare che non ci sia nessun commento che disturbasse quello dei ragazzi appassionati, dando voce a loro e lasciando a loro il compito di ingaggiare il pubblico. Una sorta di evento decentralizzato in cui l’azienda non aveva l’obiettivo di fare numeri direttamente sulla live aziendale ma solo di metterla a dispozione come strumento agli altri.

Magari mi sbaglio ma secondo me l’intento era proprio questo. Ed è riuscito alla grande. Tutti concordano nel dire che l’evento è stato una bomba, compresa la concorrenza della Microsoft (non senza piccole stoccate da competizione ovviamente). E non c’erano interviste, effetti speciali, location spettacolari. Solo trailer.

Andiamo un pelino avanti però. Fino a qui la storia è positiva e sono solo cose belle. Ma i nodi vengono al pettine se pensiamo a tutto ciò che sta intorno ad un evento.

Per quanto riguarda i consumatori finali retail il COVID ha solo accelerato questo fenomeno che risolve comunque il problema di mantenere l’ingaggio elevato. Nessuna kermesse fisica ma pubblico molto grande se non addirittura superiore a scapito di un pelino di controllo in meno. Giornalisti e influencer partecipano all’evento come se fossero lì e mandano lo stesso il messaggio dell’azienda ai propri lettori/follower.

Cosa manca quindi? Le nuove occasioni di contatto.

Ora, sappiamo benissimo che per i professionisti i grandi eventi e le fiere sono molto di più che performance sul palco. Tutti andavano al keynote, all’E3 o Las Vegas per il CES. E ci vanno per incontrare persone, fare riunioni, trovare nuovi clienti/fornitori/partner. Gli eventi pre COVID erano sicuramente tutto questo e il digitale comunque non è riuscito a sostituire questo tipo di servizio.

Sicuramente abbiamo sdoganato le videocall per le riunioni tra fornitori e colleghi ma nulla ha sostituito l’aperitivo di networking, l’incontro tra potenziali partner, incontrare manager di aziende diverse per scambiarsi idee e opinioni. Anche nel mio campo c’è questa mancanza e difficilmente il digital potrà cambiare questo. Zoom delocalizza, decontestualizza ma ci lascia ancorati all’operatività. La fiera o l’evento aziendale ti porta lontano dall’ufficio e ti fa vivere una dimensione diversa dove le priorità sono altre e incontrare nuove persone per nuove opportunità viene prima che rispondere alle mail. E sei anche giustificato perchè stai comunque lavorando.

Nel mio campo poi tutto questo ha un peso ancora maggiore poichè gli eventi e i congressi sono un modo di intercettare il customer professionista, parte strategica delle attività annuali di una società. Ma questo è un altro discorso.

Una cosa è sicura, torneremo a incontrarci in fiera anche se ci vorrà del tempo e gli strumenti digitali ancora non hanno trovato una soluzione alternativa veramente valida per questo tipo di esigenza.

Faremo prima a cambiare gli eventi fisici e adattarci ai tempi post COVID o troveremo prima il modo di farli online?

E permettetemi un ultima suggestione: Sarà la realtà aumentata/virtuale quando diventerà di massa (costi accessibili, tecnologia matura) a darci questa possibilità?